Torna centrale il rapporto tra il Partito Democratico e i veneti; soprattutto tra i veneti e il PD.
Lo spunto per parlarne è il nuovo logo del gruppo consiliare in Regione del Partito Democratico.
Il nuovo logo contiene “all’interno il Leone di San Marco, segno distintivo della nostra Regione e ancor prima della Serenissima. È una scelta forte per un semplice motivo: perché da quasi trent’anni quel simbolo è stato fatto proprio da una parte politica”, precisa subito Giacomo Possamai, capogruppo PD in Regione.
Nella sostanza politica, “io sono convinto che questo si inneschi perfettamente nel ragionamento che fa Enrico Letta sul concetto di prossimità, di vicinanza al territorio, con una appartenenza forte e identitaria”, aggiunge subito Possamai, in un’intervista a Repubblica.
E poi osserva: “Letta sui temi del Nord è sempre stato molto presente e continuerà ad esserlo. La fiducia, però, bisogna pure meritarsela: se in questi 15 anni abbiamo perso consenso, il problema è nostro ed è da noi che deve partire la riscossa” (Corriere della Sera).
Continuiamo a leggere Giacomo Possamai in alcune dichiarazioni raccolte in questi giorni dai quotidiani in relazione al simbolo rinnovato.
“Noi siamo veneti e orgogliosi di esserlo, perciò ci riconosciamo appieno nei simboli della nostra storia. In questi anni una forza politica si è appropriata della memoria collettiva e ora la sta abbandonando in nome della destra nazionalista. Salvini accarezza la paura e, dai vaccini al Green pass, entra in collisione con le espressioni più vitali e innovative del mondo dell’impresa” (Il Mattino di Padova).
“La pandemia ci ha dimostrato che in un mondo interconnesso e globalizzato, con l’arrocco leghista non si va da nessuna parte” (Corriere della Sera).
“La Repubblica Serenissima aveva come cifra il contrario dei messaggi che vengono veicolati. Era apertura e capacità di parlare al mondo. Si capisce anche solo dalla toponomastica di Venezia, quanto quel luogo fosse aperto al mondo: Fondaco dei tedeschi, Calle degli albanesi. L’imprenditoria veneta ha mantenuto quell’impostazione. Quanto importante è l’estero per i nostri imprenditori? Per non parlare della propensione fortissima dei giovani veneti ad andare a cercare lavoro fuori dall’Italia. La nostra è una terra di migranti e di migrazioni. Noi vogliamo contribuire a questa operazione verità” (la Repubblica).
“Oggi si profila un’occasione straordinaria, quella di essere partecipi alla transizione digitale e alla riconversione ambientale che rappresentano i pilastri del Pnrr europeo. Sul versante progettuale, un successo l’abbiamo già raggiunto, persuadendo l’amministrazione regionale a modificare il programma di proposte al Governo, altrimenti destinate a finire in soffitta. Ora dobbiamo diventare interlocutori di quanti lavorano al cambiamento” (Il Mattino di Padova).
“I 2,3 milioni di voti referendari sull’autonomia che Zaia ha ricordato anche dal palco di Confindustria Vicenza sono una forza ma pure una responsabilità per il presidente. Perché dopo 4 anni siamo ancora al punto di partenza? Non basta dire: colpa degli altri. A maggior ragione se si pensa che Salvini al governo ha fatto fuoco e fiamme per Quota 100, ha firmato il reddito di cittadinanza ma non ha detto una parola sull’autonomia. La forza di Zaia si irradia tutta all’interno dei confini del Veneto, mai fuori. Il Leone di San Marco viene sempre brandito in chiave rivendicativa, di lamentazione, mai con la volontà di portare a Roma le nostre istanze, magari ottenendo risposte, o di esportare i modelli e le buone pratiche sperimentate qui sul territorio” (Corriere della Sera).
Partito Democratico
Circolo di Cadoneghe