La pandemia non è affatto finita, ma possiamo già cominciare a riflettere su quello che ci ha insegnato. Come in altri difficili momenti della storia, se utilizzeremo questa esperienza per riflettere sulle criticità e sulle opportunità che la crisi ha prodotto, sapremo fare almeno tesoro dei valori che ha fatto emergere.
Riprendo alcune indicazioni che il segretario del PD di Cadoneghe, Daniele Toniolo, ha proposto come centrali per l’attività del Circolo.
Sul piano pratico gli argomenti potrebbero essere molti. Abbiamo visto l’importanza delle tecnologie e delle competenze digitali (hanno dato un grande contributo, ma quanto avremmo potuto beneficiarne sia per la gestione della malattia che per la gestione dei “ristori” se non fossimo il quart’ultimo paese in Europa); abbiamo capito che non possiamo trascurare i piani di prevenzione (dobbiamo agire sulle istituzioni perché siano prese tutte le misure quando c’è il tempo per farlo); abbiamo dolorosamente toccato con mano l’importanza di programmare una produzione nazionale di componenti strategiche perché la globalizzazione non diventi dipendenza (e non sono solo mascherine…), abbiamo visto come sia complicato e ingiusto un sistema sanitario che non è di fatto né universale né equo, in qualche caso neppure efficiente e sempre più costoso e meno accessibile.
Abbiamo anche imparato che è di vitale importanza, sociale e ambientale, investire sul trasporto pubblico, che abbiamo bisogno di ripensare la gestione dei nostri anziani nelle case di riposo, che i ragazzi (non l’avrebbero mai detto!) hanno bisogno della comunità scolastica, che chi vive in condizioni di svantaggio, di disabilità, di solitudine deve essere nella mente delle istituzioni perché ci sia il tempo anche solo per il soccorso…
Se volete abbiamo sperimentato anche la pericolosità di vivere economicamente sempre sull’orlo del baratro portandoci dietro un debito enorme: senza aiuti della comunità europea come avremmo fatto? E come evitare nel prossimo futuro che un peso ancora più grande gravi sulle prossime generazioni?
Abbiamo anche sperimentato la solidarietà nelle mille iniziative locali e nazionali e anche nell’aiuto economico a quanti hanno avuto perdite importanti: a volte tardi, a volte non in modo sufficiente ma la comunità nazionale ha destina solo nei primi sei mesi della pandemia 6,6 miliardi al Veneto.
Il filo conduttore, il valore che emerge da tutte queste considerazioni, è il valore della comunità: ci serviva più servizio sanitario pubblico, più trasporto pubblico, più connessione pubblica, più scuola, più socialità, più governo della produzione strategica, più protezione per le situazioni di fragilità….
Dobbiamo tornare ad occuparci del bene comune e pretendere dalle istituzioni questo approccio: l’individualismo nelle crisi si dilegua, non serve a nessuno, perché nessuno si salva da solo.
A breve ci troveremo di fronte la “ricostruzione” e dovremo tutti contribuire alla sua riuscita: se lo avessimo fatto prima investendo per un paese più forte, per una comunità più solidale, ne saremmo usciti prima e meglio: più vivi e meno poveri.
Mara Toniolo