Giuseppe Bortolussi è il candidato del Partito Democratico alla Presidenza del Veneto. Lo ha scelto con il voto la Direzione regionale, riunitasi ieri a Vicenza. Su 70 presenti, 39 hanno votato per Bortolussi, 29 per Laura Puppato mentre 2 si sono astenuti.
“Da oggi – ha commentato il segretario regionale Rosanna Filippin – c’è un’alternativa chiara e netta al progetto politico di Luca Zaia. Il nostro è un progetto politico che parlerà ai veneti con il linguaggio della concretezza e del coraggio. Siamo per un Veneto senza paura. Abbiamo un progetto che parte dai temi dello sviluppo e del lavoro, che sono alla base dell’identità della nostra regione. E Giuseppe Bortolussi è una figura capace di rappresentarla al meglio”.
“A Laura Puppato – aggiunge la Filippin – va un ringraziamento a nome di tutto il Partito e l’auspicio che possa contribuire in prima persona alla sfida contro la Lega di Luca Zaia. Il Partito Democratico ha scelto tra due figure di grande valore e spessore. E lo ha fatto con un voto. E’giusto che sia così. Solo nei partiti con un padrone le scelte non sono affidate al voto”.
***
28/01/2010
Venezia
Bortolussi, l’artigiano di centrosinistra: «Io credibile, altri non so».
Il candidato del Pd a ruota libera su fisco, aziende, welfare
Giuseppe Bortolussi, dica una cosa di sinistra. «Quando uno si occupa da una vita di valorizzare l’economia e sostiene che un’equa redistribuzione del reddito sta alla base della politica economica, dice una cosa di sinistra. Seria. Per altro, vorrei far notare che un paio di cose di sinistra le ha dette e fatte il Partito Democratico». Davvero? «La prima: non hanno deciso il candidato nel chiuso delle nascoste stanze. Anziché discutere in segreto e votare palesemente, come usava un tempo, hanno discusso in modo palese e scelto con voto segreto, cioè libero. Questo è di sinistra. La seconda: quando il Pd riconosce che il lavoro è lavoro, tutto, senza più steccati tra dipendenti e autonomi, apre un processo assolutamente innovativo. Essere aperti, per come la vedo io, è profondamente di sinistra». Bortolussi voce e anima delle Pmi venete: riconoscerà che molte, tra le Partite Iva, stanno dall’altra parte del campo politico. «Per l’appunto: io non voglio lasciare al centrodestra il monopolio della piccola impresa.
Tra l’altro, in tutti questi anni non è che mi siano mancate offerte da quella parte politica, è stato il presidente Galan a dichiarare che mi ha corteggiato a lungo, ma io sono rimasto coerente con la mia storia. E lotterò per dimostrare ai veneti che questa è stata una buona scelta». Ma cosa risponde a chi le obietterà che gli elettori tendono sempre a preferire l’originale, cioè, nel caso specifico, il centrodestra? «L’originale? E dove lo vedete l’originale dall’altra parte? Io su questi temi ho un curriculum ventennale che parla per me. Di là c’è Luca Zaia, che è una persona in gamba e un amministratore concreto,mamolti di quelli che lo sostengono sono fatti di tutt’altra stoffa, imbevuti di ideologia». Certe tesi che sostiene Bortolussi sul lavoro, sulle tasse, sul valore aggiunto del Pmi, potrebbe tranquillamente sottoscriverle il suo avversario Zaia. Non è così? «Può essere. Ma io credo di avere costruito, su questi temi, una certa credibilità nel corso degli anni. E ribadisco che nelle aree dove prevalgono le Pmi, come nel Veneto, è migliore la distribuzione del reddito, grazie a una serie di ammortizzatori sociali del tutto peculiari. Ricordo, per altro, che il 60 per cento delle Pmi nasce da ex operai.
E qui non parliamo di lavoro fordista, da catena di montaggio,madello straordinario valore aggiunto rappresentato dall’operaio in gamba, quello per cui oggi le piccole imprese sono pronte a indebitarsi, pur di non perderne la collaborazione. Detto questo, riconosco che il Pd ha avuto doppiamente coraggio a scegliere uno come me: ha candidato un esterno, non estraneo ma neppure tesserato, e un personaggio scomodo ». Scomodo per chi? «Per un elettore tradizionale del centrosinistra. Quando riconosco pubblicamente che Tremonti alcuni meriti li ha avuti, quando attacco il «mio» ministro Visco sulle tasse, posso sconcertare e risultare un po’ indigesto. Però ci sono i fatti che parlano per me. È stato o non è stato Franceschini, allora segretario del Pd, a scusarsi pubblicamente con le imprese venete per le incomprensioni del passato? E Bersani non ha forse riconosciuto che, in materia di fisco, nell’ultimo governo Prodi abbiamo un po’ esagerato? ».
D’accordo per il Pd. Ma Rifondazione Comunista, solo per citare una delle forze di sinistra che la sosterranno, sono d’accordo? «L’altra sera ci siamo trovati per la prima volta tutti insieme attorno a un tavolo e io ho detto le stesse cose che sto dicendo ora: non ho visto facce particolarmente scandalizzate. Segno che c’è voglia di cambiare e di capire, da parte di tutti. Ho il massimo rispetto dei dubbi di ognuno ma ho trovato un atteggiamento aperto. E nessuno è stato obbligato ad accettare: sono loro che mi candidano, significa che mi lasciano la mia libertà. Altrimenti non avrei accettato». Però hanno detto di no all’ipotesi di una «lista del presidente». «L’obiettivo comune è quello di intercettare consensi al di fuori del recinto tradizionale del centrosinistra.Gli strumenti per riuscirci sono diversi: la lista del presidente poteva essere uno di questi ma non ne faccio una questione dirimente ». Un giudizio sull’arrembante Lega? «Ha avuto i suoi meriti storici, nello sbattere sul tavolo della politica certi temi sensibili. Ma non si può gridare al fuoco, continuare a buttare benzina e pretendere anche di controllare l’incendio. L’hanno provocato loro, l’incendio».
Ha sostenuto pubblicamente che Giancarlo Galan è stato un buon presidente della Regione: pentito del giudizio? «Per nulla, Galan ha fatto cose egregie. Ciò non di meno nella sanità e nei trasporti, per esempio, siamo davanti alla Lombardiamaancora dietro all’Emilia. Noi ci candidiamo a fare meglio ». Parlando a quali veneti, in particolare? «Ai cattolici, al ceto medio e alle donne, che sono trasversali a ogni categoria. Faccio un esempio: se i cattolici si incavolano quando sentono dire dalla Lega “prima i veneti”, oltre a rammaricarsi vogliono provare a cambiare le cose con il loro voto? Se poi quelli del “prima i veneti” vanno a governare, è un problema per loro, non per Giuseppe Bortolussi. Io sono per un Veneto che coniuga dialetto e inglese, tutti quelli che lo vogliono devono darsi da fare». In Veneto ci sono 450 mila Partite Iva: quante voteranno per Bortolussi? «Spero che mi voterà la maggioranza di loro. Manon basta: vorrei fare breccia in quel ceto medio che non si rassegna a una leghistizzazione del Veneto».
Alessandro Zuin