Il nostro Partito va (di corsa) verso le primarie per i candidati al Parlamento. Da questa consultazione, le cui regole saranno fissate la prossima settimana, uscirà una graduatoria che servirà a comporre le liste delle varie circoscrizioni, secondo quanto prevede la legge elettorale “Porcellum” tuttora, purtroppo, vigente.
Le date ipotizzate sono il 29 e il 30 dicembre. Significa pochissimi giorni per far conoscere agli elettori gli aspiranti a un seggio in Parlamento per il Partito Democratico: una corsa frenetica.
Non è (tutta) colpa del Pd, sia chiaro. Gli eventi sono precipitati, come sappiamo, e le camere saranno sciolte prima del previsto. Ma era ormai da tempo evidente che questa legge elettorale non avrebbe subito modifiche, quindi la discussione sulle regole e sulle modalità di svolgimento (avviata da mesi al di fuori dei consessi “ufficiali” del Pd) avrebbe potuto (e dovuto) essere affrontata negli organismi preposti con un anticipo adeguato.
Si arriva in sostanza all’ultimo secondo. Ma è comunque importante che ci si arrivi, per dare un segnale forte all’elettorato e a tutta l’Italia: il Partito Democratico respinge l’idea che siano in pochi a decidere e apre a una consultazione popolare che deve ricostruire quel filo spezzato tra eletto ed elettore. Dobbiamo sempre aver presente che i partiti in questi anni hanno toccato il fondo in termini di credibilità: lo dicono tutti i sondaggi. Le primarie del 25/11 e questa consultazione per il Parlamento sono due passaggi fondamentali, non sufficienti ma certamente necessari. I segnali di una ripresa di fiducia e di una crescita di credibilità ci sono e si vedono.
Sono tra quelli che nelle Primarie vedono un tratto caratterizzante del Pd, pur consapevole dei limiti e dei possibili difetti. I detrattori dicono che spaccano il partito in tifoserie, esasperano il protagonismo individuale dei candidati, rischiano di oscurare i problemi reali e gli orizzonti comuni. E’ vero, il rischio esiste, dipende molto dalla “maturità” democratica dei candidati, ma quali sono le alternative? L’alternativa è che siano gli organi dirigenti del partito a selezionare i candidati. Questo sarebbe il percorso migliore, probabilmente, perché permetterebbe di valutare con cognizione di causa competenze e radicamento dei candidati. Ma solo in linea teorica, perché le esperienze recenti hanno dato altre indicazioni: il prodotto di queste selezioni è stato troppe volte un prodotto scadente.
Ben vengano quindi queste primarie, e che siano primarie “vere” e contendibili! Ne guadagneranno tutti, chi andrà in lista e chi no, ma soprattutto ne guadagnerà il Partito Democratico e il governo dell’Italia.
Alberto Savio, segretario Pd Cadoneghe