Nella seduta del 30 settembre scorso il consiglio comunale di Cadoneghe ha nominato 6 referenti in rappresentanza delle 6 località del Comune.
Di solito e dovunque, si fa il contrario: sono le frazioni o le località che nominano i propri rappresentanti per confrontarsi con l’amministrazione comunale, per sostenere le proprie ragioni con sindaco e giunta, per dare voce ai propri vicini di zona.
A Cadoneghe, invece, alcuni cittadini, formalmente autocandidatisi e quindi senza nessuna investitura dei propri concittadini, sono stati scelti e nominati dal Comune come referenti di località.
Oltre a non rappresentare gli abitanti, non rappresentano, poi, neppure l’intero consiglio comunale: in base al regolamento non c’era nessuna possibilità per le minoranze di poter nominare un referente diverso da quello di gradimento della maggioranza.
Niente rappresentanza, niente partecipazione, niente indipendenza per questi “delegati”: per questo il Partito Democratico non ha partecipato al voto, con il quale in nessun modo avrebbe potuto influire sulle nomine.
Referenti di località: ma quale istituto di partecipazione?
Fra gli obiettivi subito dichiarati dell’attuale amministrazione comunale c’era la nomina di un rappresentante per località del Comune e l’istituzione di un tavolo permanente con il sindaco.
Per prima cosa la maggioranza ha provveduto ad inserire nello Statuto questo nuovo istituto e ad eliminare dallo Statuto comunale i Comitati di frazione, per l’attivazione dei quali mancava l’approvazione del relativo regolamento. Su questo punto, infatti, l’amministrazione comunale precedente non era riuscita a trovare un accordo tra tutte le componenti consiliari anche di minoranza.
Inserita nello Statuto la consulta dei referenti di località, il relativo regolamento è stato approvato a furor di maggioranza il 28 luglio 2020, senza alcuna condivisione preventiva con nessuna delle minoranze, che pure avevano fatto delle proposte di modifica al Consiglio per favorire intorno alle nuove figure di referenti il coinvolgimento da parte deli cittadini delle rispettive frazioni.
Quindi dal 12 luglio al 11 agosto 2021 è uscito l’avviso per le autocandidature, pervenute entro il termine in numero limitato ma sufficiente, da parte di singoli cittadini e cittadine che si sono proposti a ricoprire il ruolo di referente per ciascuna località.
La procedura di selezione ha reso subito evidente l’aspetto più grave dell’operazione voluta dalla maggioranza.
Questi cittadini autocandidatisi, indipendentemente dalle personali qualità (non è stato acquisito alcun curriculum), non hanno avuto alcun incontro né riconoscimento da parte dei concittadini che dovrebbero rappresentare. Il loro ruolo propositivo e consultivo (raccogliere istanze, segnalare specifiche problematiche e suggerire miglioramenti all’amministrazione comunale), si svolgerà senza avere alcuna base da consultare; nessun organismo partecipativo è previsto.
Nasce dunque un organismo – la consulta di questi referenti – che non ha alcuna base democratica e che potrà prestarsi ad essere un ulteriore strumento della maggioranza consiliare sul territorio.
La conferma di questo ruolo si è avuta con la loro nomina nell’ultimo consiglio comunale.
Il regolamento prevedeva, infatti, la votazione segreta da parte dei consiglieri, località per località, con il voto a maggioranza semplice, quindi nessuna possibilità per le minoranze di nominare un referente diverso da quello di gradimento della maggioranza.
La decisione del Partito Democratico è stata quella di non partecipare ad inutile voto, perché qualsiasi intenzione avessimo espressa, non c’era alcuna minima possibilità di nominare una persona diversa da quella decisa dal sindaco e dalla sua maggioranza. Un vuoto esercizio, dove di democrazia ce n’è poca.
La dichiarazione del PD sui referenti di località
Questa è la dichiarazione del Gruppo consiliare PD, letta prima di uscire dalla sala consiliare.
Riguardo alle figure che il Consiglio Comunale è chiamato stasera a nominare – non eleggere – siamo fortemente motivati a mantenere la nostra posizione contraria, come manifestato in sede di approvazione del regolamento per la costituzione di questo organismo voluto dall’attuale amministrazione comunale, chiamato Consulta dei referenti di località, di cui non riconosciamo l’utilità per un concreto processo di crescita della partecipazione democratica e della cittadinanza attiva.
Indipendentemente dalle singole candidature, non riteniamo che questo sistema, privo di qualsiasi tentativo di consultazione e ascolto dei cittadini a monte, possa essere considerato una forma di partecipazione democratica.
Vi vediamo invece il tentativo di estendere sul territorio la presenza di altre figure di emanazione dalla maggioranza politica che amministra, per ottenere gli evidenti vantaggi di una ulteriore presenza e controllo anche in organismi che, per definizione, per statuto, dovrebbero essere indipendenti.
Pertanto, come Partito Democratico non parteciperemo alla votazione a scrutinio segreto ed anzi per protesta usciremo dalla riunione del Consiglio Comunale.
Era ovviamente scontato che il sindaco avrebbe inveito contro i rappresentanti del Partito Democratico, accusandoli di non essere democratici per non voler partecipare al voto. Essere democratici richiede però anche di evitare che la democrazia si riduca ad una farsa.
Infatti, le altre minoranze consiliari che sono rimaste in aula a votare, non hanno potuto fare altro che constatare che la maggioranza ha scelto i suoi rappresentanti, senza che i cittadini sappiano neppure chi sono.
Gruppo consiliare
del Partito Democratico di Cadoneghe