di Alberto Savio, consigliere comunale, capogruppo Cadoneghe Città e Ambiente
Mi piacerebbe poter affermare che il dibattito sul futuro del Partito Democratico sta appassionando gli italiani. La realtà mi pare un’altra. Un Partito che si propone, legittimamente, come l’alternativa al governo mediatico-populista di Berlusconi e soci, deve puntare in primo luogo a definire posizioni chiare e nette (“senza se e senza ma” come si usava dire) sulle scelte di progresso per il futuro, quelle scelte che questa sedicente destra non può e non potrà mai adottare, perché sono in conflitto con gli interessi che rappresenta. E deve farlo usando linguaggi chiari, comprensibili a tutti: si può essere chiari e concreti senza scadere nel qualunquismo e nella demagogia, che un Partito serio deve lasciare ai “grilli” di turno.
Quindi, tanto per fare solo qualche esempio, è necessario avere posizioni nette e univoche sull’importanza e sul valore fondamentale della scuola pubblica e della cultura, sul sostegno strategico allo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile, su un “no” netto e senza riserve al nucleare, su un nuovo assetto del sistema televisivo che tuteli la pluralità e il libero mercato, sul sostegno alla rete Internet, sul contenimento dei costi della politica e della burocrazia (abolizione o trasformazione delle province, diminuzione del numero dei parlamentari), sul rispetto e l’evoluzione dei diritti civili, su una vera riforma federale dello Stato, sul sostegno alle piccole e medie imprese.
Agli italiani che hanno voglia di guardare con un minimo di speranza al futuro, ai democratici che vogliono portare il loro contributo per costruire insieme e dal basso prospettive di progresso per le prossime generazioni, interessa molto più questo della scelta del futuro segretario e delle sterili discussioni tra chi si guarda continuamente l’ombelico.
Non appassionano nessuno il dibattito sull’identità del Pd (il Pdl avrebbe un’identità?), le solenni prese di posizione sulla laicità, l’eterno dilemma “partito liquido” o “partito strutturato”, l’amletico dubbio tra primarie chiuse o primarie aperte, l’opzione Pd del Nord o Roma-centrico, ecc. ecc.
Sono concetti da addetti ai lavori, adatti ad altre sedi, lontanissimi soprattutto dalla nostra gente, dal popolo Veneto e del Nord-Est, quello insomma che ha prodotto ricchezza e benessere diffuso, partendo da posizioni arretratissime: quello che finora ha dato tanto e ricevuto, talvolta, neanche il minimo indispensabile.
Il Partito democratico deve fare le sue battaglie con la gente e tra la gente, deve erodere qui il consenso dato alla Lega, facendone emergere le contraddizioni e la pericolosità. Se non si riesce a raggiungere questo obiettivo, la prospettiva di fare opposizione per decenni diventa del tutto realistica.
La Lega, con il voto dei suoi parlamentari, sta tradendo tutti i principi che declama ai quattro angoli della “Padania”, nei comizi e nelle feste folkloristiche. Non è la Lega a tenere in scacco Berlusconi, questa è una tesi accomodata e strumentale per tenere “alto” il morale dei fans di questo partito-setta: è vero il contrario, perché i voti in Parlamento sono un
fatto concreto e più importante dei riti di Pontida o delle sparate di Bossi. Ce ne renderemo conto quando sarà troppo tardi, quando avremo Borghezio e Salvini al governo e la verità sarà osteggiata non solo col dileggio e la disinformazione, ma anche con qualche manganellata sapientemente distribuita?
Il Partito democratico è l’unico antidoto a un’Italia chiusa e conservatrice: mantiene in sé un barlume di cambiamento e di energia positiva, portata da tante migliaia di attivisti e dirigenti, giovani e meno giovani, che hanno ancora voglia di cambiare (in meglio) l’Italia, e non si rassegnano alla miseria civile e morale dei nostri tempi. Bisogna averne il massimo rispetto e la massima cura. Chiunque, da fuori o da dentro, dimostri di non averne, non merita di farne parte.
Alberto Savio