di Mirco Gastaldon, sindaco di Cadoneghe
La scelta del segretario regionale del Partito Democratico non può prescindere dall’idea di partito che vogliamo realizzare, ed è per questo che risulta non solo più interessante, ma anche più delicata. Da due elementi non possiamo oggi prescindere, a mio avviso, nell’adottare questa delicata decisione: il rinnovamento, anche nella discontinuità appunto, e l’esperienza del partito territoriale.
Un partito che non è capace di aprire le porte al nuovo, ad un nuovo svincolato da conventicole ed appartenenze puramente correntizie, non può proporsi per la leadership del Paese. Quindi cerchiamo di creare tutti insieme le condizioni affinché, se non questo, almeno i prossimi segretari nazionali del Pd, e le altre cariche di rappresentanza, possano pian piano emanciparsi dall’etichetta dell’ex: ex-pci, ex-pd, ex-dc, ex-ppi, ex-margherita e via dicendo. Forse, anzi probabilmente, servirà ancora del tempo, ma questa è la strada tracciata.
Veniamo al secondo aspetto che, secondo me, dobbiamo tenere in grande considerazione, il partito territoriale. Non per creare frazioni o sterili differenziazioni su base geografica (cosa che sembra ora emergere nelle diverse posizioni che si sostengono per il neo segretario regionale), ma per trovare una migliore adesione ai problemi che la nostra società sta affrontando. Seguo il ragionamento esplicitato da Flavio Zanonato su queste pagine e concordo pienamente con lui su due aspetti fondamentali: il nuovo segretario regionale del Partito Democratico vogliamo sceglierlo noi in Veneto, senza subire diktat o accordi di vertice da Roma. Ed ancora: il prossimo segretario regionale del Pd dovrà concentrarsi tutto sul suo ruolo, fondamentale anche per impostare una battaglia politica per la riconquista della Regione, dopo il lungo regno di Giancarlo Galan, oggi a parole detronizzato dagli stessi alleati della Lega, ma ben lungi dall’abdicare senza combattere per la sopravvivenza di se stesso e del suo gruppo.
Non dovrà pertanto essere un sindaco, un parlamentare nazionale o europeo, un amministratore in genere, perché chi copre ruoli così importanti deve potersi dedicare a tempo pieno al compito straordinariamente impegnativo cui sarà chiamato dagli elettori. Alle scorse elezioni il vento tirava fortemente verso la destra, ma in Veneto alcuni sindaci hanno saputo contrapporsi a questa tendenza.
Ecco, il prossimo segretario regionale dovrà valorizzare anche lo spirito di quei sindaci che si sono dimostrati in grado di far mettere radici ad un progetto e di saper consolidare un partito che, se è nato in laboratorio, può ora crescere e rafforzarsi solo se saprà respirare a pieni polmoni l’aria dei nostri territori, un segretario forte nel Veneto e autorevole a Roma da dove auspicabilmente non dovrebbe più ripetersi la calata di nomi e candidature sicure (politiche o europee) come accaduto nel recente passato e che ha portato a non avere alcun Veneto del Pd in Europa con evidente vuoto di rappresentanza e di peso.